È la risurrezione della carne il centro salvifico della nostra utopia: il ricongiungerci con il Salvatore in carne e ossa e sedere a fianco dei giusti, accanto a chi con noi, prima e dopo di noi, opera, tramite la grazia e con la volontà, per il bene comune. Ho sempre avuto la granitica certezza che in questa fede risieda l’essenza della teodicea che rende i cristiani diversi da ogni altra religione. È vero che la mitologia dell’Incarnazione è un archetipo comune a molte delle speranze dell’umanità dipanatesi nei secoli; è vero che esistono mitologemi secolari dell’incarnazione divina e dell’ascensione al cielo, ma nessuno è così pervasivo della storicità concreta della figura del Cristo, in tutta la sua numinosità. Il cattolicesimo, inoltre – a differenza del protestantesimo e di tutte le sue sette che si sono create sin da subito dopo la Riforma e ancora oggi si creano -, conserva ancora il rilucente messaggio trascendente dei dogmi dell’incarnazione e della resurrezione in una composizione liturgica e provvidenziale che è diretta a non abbandonare mai l’uomo dinanzi alla storia e, soprattutto, dinanzi a Dio, infondendogli sempre il soffio della speranza comunitaria di cui sono depositari i ministri del culto.
Giulio Sapelli, Diario americano
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