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generali

Un anno, grazie a tutti voi.

Corre il tempo. È già passato un anno. 11 novembre 2011.

Quante persone abbiamo incontrato lungo la strada, quanti si sono appassionati a VoCi, quanti ci sono stati vicini, 150 il numero dei soci dopo un anno dalla costituzione. Molti, inutile nasconderlo, ci hanno criticato, hanno visto in noi degli illusi, degli idealisti. Altri, addirittura, dei bigotti, integralisti. Grazie a chi ce lo ha detto in faccia, motivandolo. Grazie per la franchezza e il coraggio, grazie perché non è l’elogio che fa crescere, quello, spesso, inorgoglisce e basta. Da parte nostra rinnoviamo l’impegno a credere nella politica come arte nel comporre relazioni tra cittadini; ci appassiona un sacco, troppo, soprattutto in questo momento duro per la nostra società civile. San Tommaso nel De regimine principum (Libro I, capitolo 15) afferma nettamente che «la Società civile o politica è come una nave, la cui navigazione ha due aspetti: solcare il mare e portare i passeggeri in porto». La politica in Italia, per inadeguatezza e incapacità conclamata dei suoi esponenti, non è più alla guida della nave, si è fatta da parte, ammantando scuse di ogni tipo, chi prima, chi durante, chi dopo. L’epoca nostra non presenta un tratto più grottesco di questo: le stesse persone che nel farsi da parte millantavano un “imperativo senso di responsabilità” che ancora ci sfugge – per noi rimane inadempienza –, in gran parte non sentono la medesima responsabilità a ritirarsi a vita privata. Anzi.

Nonostante ciò, non vogliamo arrenderci, non vogliamo che la politica sia prettamente una questione di tecnica economica. Perciò VoCi, nel suo piccolo, vuole continuare a riflettere sul pericolo della moda tutta italiana (ed europea) del notabile a disposizione, del cosiddetto tecnico. Henri Poincaré, noto matematico, si domandava, non senza ironia: “Un naturalista che avesse studiato l’elefante esclusivamente al microscopio, potrebbe affermare di conoscerlo in modo sufficiente?”. La competenza democratica non coincide con alcun sapere tecnico, ma è piuttosto quella tecnica che permette agli uomini di contenere il proprio straripante desiderio e li mette perciò nelle condizioni di operare per il comune interesse. Democrazia è anche chiedere a ogni potere la fonte della sua legittimità. Lo stare al mondo insieme agli altri diventa perciò una questione morale prima che tecnica, e la politica deve tornare ad esser protagonista. Giuseppe De Rita, presidente del Censis, nel suo intervento ad Aosta alla Scuola per la democrazia organizzata dal Consiglio regionale della Valle d’Aosta e dall’associazione Italiadecide nell’ottobre 2011, pose una domanda retorica ma fondamentale alla platea: “Ser­ve interpretare una realtà per governarla?”. Per poi aggiungere: “An­che se viviamo un tempo caratterizzato dal fare e dall’imme­diatezza tipici della cultura dell’empirismo continuato, il pen­sare deve precedere il fare se si vuole deliberare prudentemente”. In caso contrario, se si omet­te di interpretare la realtà, gli amministratori finiranno per diven­tare tecnici “chiamati a eseguire e a rincorrere i problemi quotidiani come uniche preoccupazioni, in cui le cose da realiz­zare, come il marciapiede e le rotonde, sono gli unici compiti da assolvere”.

L’anno che si sta aprendo di fronte a noi è carico di novità e di nuove scommesse. La nostra porta rimane spalancata per tutti. Informazione, formazione, azione. Tanti auguri VoCi, sia una buona strada la tua.

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