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Gli uomini son tutti uguali

Sta arrivando l’inverno, mancano poche settimane, il periodo più difficile, più estremo per loro, non certo la stagione della tregua. Ma loro chi sono? Clochard, senza tetto, senza fissa dimora, barboni, uomini e donne. Letteratura e cinema hanno contribuito notevolmente ad accreditare, nella percezione comune, un’idea “anarchica”, “libertaria” della vita in strada. E noi, giovani e meno giovani, dietro l’idea di un percorso volontario senza direzione e senza meta, ci capita di intravedere l’idea della scelta, un’idea romantica di libertà, una condizione alternativa o, addirittura, contrapposta e in contestazione alle convenzioni della nostra ricca società occidentale. Da qui il fascino dei barboni. Capita a molti, non sarò certo l’unico: ogni volta che incrocio un o di loro, mi metto a pensare alla sua vita, a chi è, e a che cosa lo abbia portato lì. Se poi la persona che incontro, e mi accade quotidianamente in Stazione a Como, è un amico con cui abbiamo vissuto insieme un pezzo di strada nella vita, le domande si infittiscono, la curiosità sembra prendere il sopravvento al rispetto dovuto. Ma fermiamoci qui, il rischio è quello di fantasticare, di ridurre chi si ha di fronte a un “caso”, di dimenticare la sua unicità, la sua dignità. I pensieri facilmente trascurano, subordinano, dimenticano, se non addirittura occultano, l’umanità dei poveri, la loro identità (identica alla nostra) di esseri relazionali. Seppur scontrosi, seppur duri rimangono persone: le difficoltà della vita plasmano i caratteri, la diffidenza dell’altro svuota l’anima. Tutte corazze e modi di fare costruiti nella miseria, forse per istinto di sopravvivenza. Ma sto ancora vagando con la fantasia, spesso ci trasformiamo in registi cinematografici, spesso in arbitri e giudici. Poche volte prestiamo attenzione ai segni, all’ascolto. Eppure la povertà fa parte della nostra città, e non solo. Lo dimostrano i dati del rapporto Istat 2011 sui senza dimora: in Italia hanno in media 42,2 anni; circa un terzo (31,8%) ha meno di 35 anni e solo il 5,3% ne ha più di 64. Il 38,8% dei senzatetto si concentra nel Nord Ovest, valore superiore alla somma di quelli presenti al Centro (22,8%) e nel Sud Italia (8,7%) e di poco inferiore alla somma del Centro e Nord Est (19,7%). Guardando alla nostra Provincia, le famiglie senza casa nel 2001 erano 94, a fine 2011 erano 563.

Sono proprio questi i motivi che ci hanno spinto a dare una mano, in vista dell’inverno, alla Piccola Casa Ozanam, con uno spirito di condivisione e piena disponibilità che varebbe la pena, ne siamo certo, di continuare in futuro a coltivare. Spesso molte persone che ci scrivono e che incontriamo, di fronte a situazioni di povertà e di miseria si sentono frustrati, a volte rabbiosi perché si sentono impotenti; altri confessano che sarebbe meglio non sapere la verità, girare la faccia dall’altra parte e vivere incoscientemente sereni nell’ignoranza del povero. Ma l’errore è di fondo, nel modo in cui queste persone guardano, con catastrofismo, i seri dilemmi della nostra società; ma ecco che questi piccoli esempi di collaborazione sono qui a testimoniarci che basta poco per cambiare mentalità, basta poco per sentire l’urgenza di dare il proprio contributo, anche se può sembrare inutile – credetemi, non lo è. Perché guardare sempre alla vetta invece di riflettere sul prossimo passo? Adelante, con juicio. Contattateci per saperne di più! 

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