L’Europa ha bisogno di crisi per fare passi avanti. E i passi avanti sono cessioni di sovranità nazionali. Mario Monti
Dobbiamo essere pronti a cedere un altro tassello di sovranità. Angela Merkel
Cessione di sovranità, ci ripetono in coro. L’agenda europea è ancora confusa e pare concentrata più sull’inseguimento nervoso di soluzioni contabili che su visioni politiche precise; eppure questa cantilena non ha mai avuto un così frequente utilizzo tra i nostri leader. Peccato però che pochi riescano a declinarlo nel suo significato concreto. Cosa si intende per cessione di sovranità? Quali parti di sovranità vengono cedute per favorire l’integrazione europea? In che modo? Ma, soprattutto, a chi? Ed è proprio dalla mancata risposta a quest’ultima domanda che nascono le teorie più inquietanti: cessione di sovranità tutta a favore delle banche, dei tecnici, della finanza, dei mercati, dei burocrati. Tanti piccoli golem al servizio dei poteri forti per il nuovo ordine mondiale. Signori, STOP. Fermiamoci qui fin che siamo in tempo, sto servendomi di parole che suonano ridicole e necessitano di esser spiegate se si vuol esser presi sul serio. Il complottismo è un’arte. Janine R. Wedel, Professoressa di Public Policy alla George Mason U.S. University e Senior Fellow alla New America Foundation, parlerebbe con convinzione, motivandola, di shadow elite; Maurizio Blondet, uno tra i massimi autori ed esperti di complotti, interpellato sull’argomento, risponde in questo modo: “Poteri forti? Il cospirazionismo non è per dilettanti, è una branca specializzata del giornalismo d’inchiesta, che si basa sulla ricerca di fonti accertate e documentazioni riservate, nonché della critica rigorosa di tali fonti e documentazioni. La notizia che «circola in rete» (in quale sito precisamente?), dove «dicono» (chi?) che «una compagnia texana» (il nome, per favore) ha avuto il permesso da Monti di effettuare fracking «in pianura padana» (un po’ vasto come territorio), per cui «ecco l’origine dei terremoti di questi giorni» (senza il minimo dubbio, o frase ipotetica). Voi capite che «notizie» così ben documentate non sono notizie, ma cretinate“.
Torniamo a noi, andiamo ad fontes: che cosa si intende innanzitutto per sovranità? Proviamo a far chiarezza senza scomodare troppi autori di filosofia politica e del diritto. In Italia il principio della sovranità è ben inquadrato dalla Carta Costituzionale: essa appartiene al popolo (articolo 1) che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione stessa. Risulta chiaro il riferimento alla partecipazione (diretta o indiretta) dei cittadini alle decisioni del governo attraverso l’esercizio del diritto di voto. Ma c’è un altro articolo, ed è l’articolo 11, che con slancio profetico ipotizza in condizioni di parità con gli altri Stati, limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni. Veniamo a sapere, approfondendo, che la prima proposta Valiani, in sede costituente, recitava così: “L’Italia rinuncia alla guerra come strumento di politica nazionale e respinge ogni imperialismo ed ogni adesione a blocchi imperialistici. Accetta e propugna, a condizioni di reciprocità ed eguaglianza, qualsiasi limitazione di sovranità, che sia necessaria ad un ordinamento internazionale di pace, di giustizia e di unione tra i popoli“. Questa formula, poi superata, mostra in maniera lampante gli intendimenti dei Padri costituenti: rinunciare alla guerra, in favore della costruzione di una sovra-nazionalità. Ed è proprio sulla base di questi principi che l’Italia partecipò attivamente alla costruzione dell’Europa e aderì, nel dicembre del 1955, all’ONU.
Per superare l’inesorabile logica della guerra, risulta così indispensabile, all’interno del contesto democratico europeo, rimettere positivamente in discussione lo stesso concetto enfaticamente enunciato dall’articolo 1: affinché la sovranità non sia slogan che evapori nelle nebbie della politica attuale o venga rivendicata, senza alcun processo democratico, come affare esclusivo dei tecnici della moneta unica e della BCE, per affermarla ulteriormente senza timori o dietrologie, altro non serve che utilizzare una carta costituzionale come metodo politico per definirla con un maggiore grado di concretezza. Netta, a mio avviso, l’affermazione di Schumpeter: “La democrazia è un metodo politico, uno strumento costituzionale per giungere a decisioni politiche – legislative e amministrative – che non può divenire fine a se stesso a prescindere da ciò che quelle decisioni produrranno in condizioni storiche date“. Sì, avete capito bene dove voglio andare a parare; è evidente che l’unico modo per uscire dall’impasse è la convocazione di una Assemblea Costituente Europea. Che si torni a parlare un linguaggio politico e democratico, che si chieda con urgenza ai cittadini – e non ai tecnici – uno scatto di responsabilità come accadde il 2 giugno 1946.
Fate presto “selvaggi d’Europa” (così scriveva Kant a proposito di colui che non entra in rapporti giuridici con i suoi simili e a proposito di colui che non ammette un potere sovrano al di sopra della sua volontà).
“Al metodo comunitario seguito da Jean Monnet, Spinelli contrappone il metodo costituente, consapevole del fatto che, se da un lato bisogna far accettare agli Stati un trattato in base al quale essi si dichiarano disposti a cedere parte della loro sovranità a favore di un governo sovranazionale, dall’altro lato è necessario far partecipare il popolo europeo alla definizione di una costituzione che stabilisca la forma e i compiti della nuova unione fra Stati. Su questa posizione, difesa e sostenuta per tutta la vita, Spinelli riesce, nel 1984, a portare l’intero Parlamento europeo. Questo stesso Parlamento è chiamato a portare a termine la battaglia costituente iniziata da Spinelli”. Bene, avanti così VoCi, c’è una battaglia da portare a termine!
Alcuni appunti sintetici.
1. sulla sovranità continentale vedi la Spinelli. Perchè può esistere una sovranità continentale eh.
2. le istituzioni continentali “federali” già ci sono, basta “riempirle” di politica.
3. nel 2002/2003 è esistita la “Convenzione europea”: i trattati fondamentali attuali sono suoi figli e per ogni modifica futura sostanziosa si prevede la convocazione di una nuova convenzione.
grazie mille Paolo per gli appunti! hai per caso qualche riferimento diretto alla Spinelli? qualche pezzo che possiamo approfondire? A presto mitico!
Qui la Spinelli lo spiega bene: “Crisi della democrazia o crisi della sovranità?” http://temi.repubblica.it/micromega-online/crisi-della-democrazia-o-crisi-della-sovranita/
quando cita Henrik Enderlein che parla di «comunità di destino» europea, mi fa tornare alla mente secoli di storia…ti rimando al prossimo articolo che uscirà settimana prossima, una riflessione ampia con le parole di un filosofo degli anni ’30 sull’Europa di quel periodo..di una lucidità sconcertante..
sul resto del pezzo che ci proponi Paolo, non lo so, non mi convince questo puntare il dito verso il Cancelliere Angela Merkel e, con un breve ma chiaro cenno (“è confortato da sondaggi, industriali, esperti”), sul popolo tedesco citando intellettuali tedeschi. No, non mi piace proprio questo modo di ragionare. Pensiamo all’Italia e al nostro ruolo, pensiamo a noi italiani prima di far lezioni d’Europa ai tedeschi. Mi sbaglio?