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generali, materiali, opinioni

La Ribellione delle Masse

La Verità esiste? Esiste una verità? Che ruolo ha essa nel contesto politico attuale? Ma soprattutto: può avere un ruolo? Nel De Civitate Dei, Sant’Agostino parla del profondo declino morale come attitudine – avallata dai vertici e dalla classe dirigente, poi divenuta mentalità comune – a preferire la vanitas alla veritas, la vanità alla verità. L’impressione è che, oggi, a parlar di verità ci si ghettizza, ci si auto-elimina dal discorso pubblico. VoCi è nata su questa scia, affamata di verità, per riconoscere ciò che inferno non è e dargli valore.

Perciò, conclusi gli approfondimenti sul Codice di Camaldoli e date queste premesse, ci siamo chiesti quale libro/documento potesse accompagnare il nostro nuovo percorso di formazione aperto a tutti i soci che lo richiedano, e che partirà il 10 settembre di quest’anno; ci siamo interrogati quale autore potesse guidarci con lucidità e schiettezza nell’oggi che stiamo vivendo e provasse a chiarire il perché di tanti nostri interrogativi nati da un’affermazione potente contenuta ne Il buon uso del Mondo di Salvatore Natoli, filosofo: “La società contemporanea – e specificatamente quella occidentale – non è messa a rischio dalla problematizzazione della verità, quanto piuttosto dall’indifferenza per essa. È l’indifferenza che produce equivalenza e, con il venire meno del giudizio, cade anche la responsabilità”.

Arriviamo al dunque, senza troppi altri giri di parole: abbiamo scelto un saggio, per la precisione La Ribellione delle Masse di José Ortega y Gasset, intellettuale spagnolo del secolo scorso, segnalatoci da un nostro socio e amico. Illuminante, autentico, non certo politicamente corretto. Autore di parole con cui litigare, di idee che provocano e scandalizzano. Un cacciatore di verità. Vi lasciamo così alcune pennellate prese dall’epilogo del libro che risale agli anni ’30 (!!!) e che ci rimanda al tema dell’Europa recentemente affrontato dal nostro Presidente. Proprio con questi pensieri, ci auguriamo una buona estate, pronti a ripartire a settembre con un rinnovato entusiasmo e tante nuove idee da realizzare insieme!

La società europea non è dunque una società i cui membri sono le nazioni. Come in ogni autentica società, i suoi membri sono uomini, individui umani; sono cioè gli europei che, oltre a essere europei, sono inglesi, tedeschi, spagnoli. […] Non sono le istituzioni, in quanto strumenti di vita pubblica, a essere in crisi in Europa, ma i compiti in cui utilizzarle. Mancano programmi di grandezza adeguata alle effettive dimensioni che la vita ha raggiunto in seno a ogni individualità europea.

L’Europa infatti è sempre stata come uno di quei vecchi caseggiati popolari nei quali le famiglie non vivono mai separate, ma a ogni ora mescolano le loro domestiche esistenze. Questi popoli, che adesso si ignorano così pesantemente, hanno giocato insieme quando erano bambini, per i corridoi della grande casa comune. Come sono potuti arrivare a fraintendersi così radicalmente? La genesi di questa brutta situazione è lunga e complessa. Per enunciare uno solo dei mille fili che si aggrovigliano in questo stato di cose, si pensi al fatto che certi popoli si ergono abitualmente a giudici di altri popoli: li disprezzano e li oltraggiano perché sono differenti; insomma, le nazioni oggi potenti si permettono di credere che lo stile o il “carattere” di un popolo minore è assurdo perché questo popolo è militarmente o economicamente debole. […] Il cosmopolitismo di Fergusson, di Herder, di Goethe è il contrario dell’attuale “internazionalismo”. Quello si nutre non della esclusione delle differenze nazionali, ma, al contrario, di entusiasmo per esse. Osserva la pluralità delle forme di vita con l’intento non di cancellarle, ma di integrarle. Il motto è in queste parole di Goethe: “Solo tutti gli uomini insieme vivono l’umano”.

Non appena le nazioni d’Occidente perfezionano la loro fisionomia, sorge attorno a esse e al di sotto di esse, come un fondo, l’Europa. È questa l’unità di paesaggio in cui si muovono fin dal Rinascimento, e questo paesaggio europeo sono esse stesse, che pur senza avvertirlo già incominciano ad astrarsi dalla loro bellicosa pluralità. Francia, Inghilterra, Spagna, Italia, Germania combattono fra loro, formano leghe tra loro ostili, le sciolgono, le ricompongono. Ma tutto questo, la guerra come la pace, è un convivere da uguali, quello che né in pace né in guerra poté mai fare Roma con il celtibero, con il gallico, con il britannico e con il germanico. La storia mise in primo piano le contese e, in generale, la politica, che è il terreno più tardivo per la spiga dell’unità; ma mentre si combatteva in una regione, in cento altre si commerciava col nemico, si scambiavano idee e forme d’arte e articoli di fede. Si direbbe che quel fragore di battaglia è stato soltanto un sipario dietro cui molto più tenacemente lavorava la pace dalle mille braccia, intrecciando la vita delle nazioni ostili. A ogni generazione l’omogeneità degli animi aumentava. Se si desidera maggior esattezza e più cautela, si dica così: le anime francesi e inglesi e spagnole erano, sono e saranno diverse; però posseggono un medesimo piano o architettura psicologica e, soprattutto, vanno acquisendo un contenuto comune. Religione, scienza, giurisprudenza, arte, valori sociali si fanno sempre più comuni. Ebbene: queste sono le realtà spirituali di cui si vive. L’omogeneità risulta dunque più grande di quanto lo sarebbe se le stesse anime fossero di struttura identica.

L’unità d’Europa non è una fantasia, ma la realtà stessa, e la fantasia è precisamente l’altra: è il credere che la Francia, la Germania, l’Italia o la Spagna siano realtà sostanziali e indipendenti. L’Europa non è una “cosa”, ma un equilibrio. […] Perché l’equilibrio, o la bilancia dei poteri, è una realtà che consiste essenzialmente nell’esistenza di una pluralità. Se questa pluralità si perdesse, quella unità dinamica svanirebbe. L’Europa è effettivamente uno sciame: molte api e un solo volo.

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Discussione

2 pensieri su “La Ribellione delle Masse

  1. Leggetelo che ne vale la pena!!! Un capolavoro!!! Scritto negli anni ’30 descrive la società di oggi meglio di tanti libri scritti ieri… Un libro ancora attualissimo, che è alla base di tutto il pensiero antidemocratico e antiegualitario

    Pubblicato da Francesco Fasola | 17 luglio 2012, 16:18
  2. “Prima si poteva aerare l’atmosfera pesante di un paese aprendo le finestre che danno su un altro paese. Ma ora questo espediente non serve, perchè nell’altro paese l’aria è irrespirabile quanto nel proprio. Da qui la sensazione opprimente di asfissia”. OyG 1937. un profeta.

    Pubblicato da rickmanf | 28 luglio 2012, 15:14

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