Alcuni mesi fa Vo.Ci ha affrontato un percorso di studio e discussione sul Codice di Camaldoli, importante documento stilato nel luglio del 1943 nell’omonimo monastero da alcuni personaggi come Ezio Vanoni, Giorgio La Pira, Aldo Moro ed altri, che poi avrebbero costituito la futura classe dirigente nell’Italia del dopoguerra, e che, su quel documento, avrebbero poi ispirato molti degli articoli della nostra Costituzione. “La famiglia è una istituzione naturale anteriore ad ogni altra”, ci ricorda il Codice di Camaldoli, “non è estranea alla società”.
Per noi, “non estranea alla società” significa che la famiglia non può essere solo una somma di individui legati da obiettivi funzionali, ma deve divenire quella palestra dove si sperimenta fiducia, dove si impara a divenire uomini e donne, dove la realizzazione piena della persona è il bene primario. Come gli uccelli in un nido sono sostenuti da un delicato ma solido intreccio di rametti e sterpaglie, così le famiglie esistono in virtù di relazioni profonde. E’ ciò che dà loro vita, che permette di affrontare le difficoltà e di resistere alle tempeste. Ed è proprio da queste relazioni profonde che crediamo si possa ripartire.
“La crisi passa anche da qui” abbiamo scritto nel volantino dell’incontro. Non è un caso. L’etimologia ci ricorda infatti che la parola crisi, che significa scegliere, discernere, non è solo tinta di nero. Ha una sfumatura di speranza, è il tempo che abbiamo per ripensare alle priorità di significato ed anche a quelle di investimento economico.
Ma come sta la famiglia italiana oggi?
Il rapporto annuale Istat pubblicato qualche giorno fa dipinge il nostro Paese come sempre più vecchio e più povero. La situazione economico-sociale sembra essersi congelata in pochi anni come se il termometro avesse deciso di segnare -20 gradi nel mezzo di una bella giornata estiva. Eppure non è proprio così. Passando in rassegna qualche dato è facile notare come ci sia stato in realtà un lento ma inesorabile declino negli anni di quelli che vengono identificati come indicatori di ricchezza. Se da un punto di vista economico sembra più facile trovare un indicatore che possa misurare lo stato di salute di un paese, risulta più difficile invece trovare degli indicatori che possano misurare la ricchezza di una società. A noi piace considerare un nuovo indicatore: il tasso di “famigliarità”.
La constatazione dei dati oggettivi mostra scenari da “suicidio demografico”.
E’ davvero difficile capire quali siano state le cause che hanno portato a questa situazione sociale. Certamente anche la politica non ha saputo “coccolare” le famiglie con politiche di sostegno serie ed efficaci.
Ma allora la società non può fare nulla per arginare questo processo? Non c’è proprio più speranza per la famiglia e per la società che ha sempre fondato le sue radici in questa istituzione?
Ne abbiamo discusso venerdì 25 maggio a “Senza una famiglia, senza nessuno che mi somiglia” con il dott. Giuseppe Anzani, magistrato, il dott. Pietro Boffi, sociologo, Alfonso e Francesca Dossi, responsabili servizio per la famiglia della Diocesi di Milano. Senza pretendere di poter riassumere la complessità (e soprattutto la bellezza) degli interventi dei relatori, ci piace serbare di ciascun ospite qualche pensiero.
“A partire da quella speranza di felicità promessa e da quel dubbio di felicità negata, capiamo che la famiglia è il luogo della felicità possibile.”
“Oltre al debito pubblico abbiamo anche un debito sociale, che si regge sulle spalle delle famiglie su cui lo Stato può contare. Fissiamo allora l’attenzione sulle spalle fragili di queste famiglie, perchè se crollano avremo il default sociale.”
Dott. Giuseppe Anzani
“C’è ancora speranza se la famiglia (e la coppia) riscopre il suo essere generativa di nuove vite, di nuove famiglie e di nuovi progetti.”
“Serve davvero mettersi a picconare il valore sociale della famiglia? Stiamo segando il ramo su cui siamo seduti.”
Dott. Pietro Boffi
[Ci sono antidoti per questa crisi della famiglia?] “Far circolare le “buone pratiche”, rafforzare le nostre comunità e imparare una buona comunicazione all’interno della coppia.”
“Le difficoltà diventano grandi quando la famiglia rimane sola, è solo la parola dell’altro che ci può dare la fiducia per andare oltre.”
Alfonso e Francesca Colzani
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