Evocare un particolare spirito di cambiamento nell’aria o nelle menti non fa parte del nostro carattere. Spesso il cambiamento avviene senza una mobilitazione strutturata, senza un’ipotetica rivoluzione arancione, non avviene certo in un mese di campagna elettorale. Lo Spirito soffia dove vuole, ne puoi udire la voce, ma non sai né da dove viene né dove va. Questa volta però siamo di fronte a un fatto che parla chiaro. No, non ci interessa indagare tra i dati elettorali lo stato di salute dei partiti comaschi, se ha vinto il centrosinistra moderato e se c’è stato lo spostamento del voto cattolico, se il nuovo Sindaco ha raccolto un consenso maggiore rispetto al dott. Alberto Botta – dieci anni sono un’eternità nella nostra società -, se l’astensionismo ha pesato sul risultato complessivo, oppure se ha perso il centrodestra, se il tatticismo dei coordinatori pidiellini si è rivelato di pessima fattura, se la spaccatura interna consumatasi è definitiva, se il pesante spostamento a destra dell’asse del PDL, confermato dalla doppia candidatura Bussetti-Roscio, ha fatto esplodere mal di pancia e mal di testa ai moderati comaschi. No, credetemi, non ci interessa. Fateli voi internamente questi ragionamenti, al cittadino non interessa. Noi vogliamo concentrarci sull’unico fatto rilevante e sugli umori della città investiti dal cambiamento: il successore di Stefano Bruni (e la sua Giunta) alla carica di Sindaco (e di Assessori) della città è Mario Lucini (e la sua Giunta).
È sentito da tutti noi – e ci diverte anche – il bisogno prettamente politico di interpretare la realtà, di capire cosa è successo, di mettere in atto un’attenta pratica di distinzione, o come si ama dire in alcune realtà associative a noi vicine, di discernimento. Ma questo implica parecchia attenzione, giudizi ponderati e fortemente indipendenti; come afferma infatti Spinoza, “quanto più le azioni di un uomo dipendono da lui solo e quanto meno altri concorrono con lui nell’azione, tanto più la sua mente è adatta a conoscere distintamente (eo eius mens aptior est ad distincte intelligendum)”. Tralasciando le logiche calcistiche dei partiti, quello che percepiamo come novità è l’esser di fronte a una sincera voglia di partecipazione, strada sicura per una ri-affermazione dell’idea democratica rispetto alle oligarchie e ai gruppi di potere finanziari e non, che sembrano dominarla e asservirla; ma la democrazia partecipativa non va confusa con l’idea della democrazia diretta, inapplicabile per ora in Italia (si rimane a bocca aperta di fronte al meccanismo che sostiene la forza dello strumento massimo di democrazia diretta nel vicino Canton Ticino), ma vuole essere un complemento alla democrazia rappresentativa che vive ormai in uno stato di crisi conclamata, fatta di rimborsi elettorali, spese fuori controllo, favoritismi e nepotismi di ciceroniana memoria.
La democrazia partecipativa che abbiamo in mente, e ci crediamo profondamente, è un percorso inevitabile di maturazione della democrazia rappresentativa.
E Como può esser città pilota a livello nazionale. Siamo chiamati a pensare in grande. Signor Sindaco, Assessori, Consiglieri tutti, maggioranza ed opposizione: regalateci un sogno e perseguitelo fino in fondo, vivete in prima persona il vero “senso” della politica, e non temete la solitudine, la responsabilità e il coraggio di cui sono impastati i comandanti. Soprattutto ora che la crisi economica fa riscoprire alle anime pure che la politica non è un qualcosa di impersonale e distaccato ma un insieme di comportamenti che dipendono dalla libera scelta dell’ uomo. Pensiamo banalmente al turismo, tema caldo che accompagnerà la nuova Giunta nei prossimi mesi: se da un lato è indispensabile un’adeguata strategia nel coordinamento dell’offerta e del marketing, di concerto con i rappresentanti delle organizzazioni di categoria e con i principali operatori, per porre rimedio a una miriade di iniziative frammentarie e approssimative, occorre anche costruire e favorire un’appropriata cultura dell’accoglienza da parte dei cittadini che ci impegna direttamente in prima persona.
Per tutto questo VoCi chiede un dibattito vero, finalmente, aperto, una tavola rotonda che non sia come i dibattiti finti che affollano le nostre TV o come i Talk-Show con le solite facce. Un dibattito per adulti. La democrazia partecipativa, che tende a quella diretta, è infatti un sistema per adulti e che rende adulti, mentre la democrazia rappresentativa fino ad oggi è stata una culla di infantilismo politico, di irresponsabilità e di spesa pubblica indecente. Noi di Volontà Civile siamo pronti.
Post in perfetta linea con la Dottrina Sociale, leggete i punti 189-190-191 del capitolo quarto, riguardo La Partecipazione. Ottimo!! 🙂