Un privilegio aver partecipato. Questa l’impressione che ho avuto venerdì sera, tornando a casa dopo il concerto di Massimo Bubola. Una cornice splendida (la settecentesca Aula Magna del Collegio Gallio), per musica e parole che hanno lasciato il segno. “Una serata sulla società odierna, sulle relazioni tra le persone, sul loro deterioramento, sulla superficialità dilagante e sulla bellezza ancora esistente”, questo lo spirito del concerto.
Ma è noto: parlar della Bellezza è difficile, c’è sempre il rischio della superficie, della banalità. Per questo Vo.Ci ha scelto di chiamare un maestro, un setacciatore di stelle, uno che il bello non ha smesso di cercarlo e di raccontarlo. Perchè è vero, come giustamente ricordava Alessio Brunialti nel suo articolo, che è la bellezza che salva le cose; ma è anche vero che la bellezza non si salva da sola. E’ necessario che qualcuno, con cura e attenzione, la ricerchi a la separi dal mucchio. La luce dalle tenebre, la terra dalle acque.
Ronzano nella testa storie di “vita, morte e miracoli” per citare il titolo di uno dei suoi album. Le riflessioni sul Dostoevskij che sa curvare le parole tanto da far intuire la complessità dell’animo umano. La sofferenza di Dino Campana che voleva solo “gettare un ponte tra l’ infinito e la terra” che si unisce al dolce lamento degli indiani del Sand Creek, che vedono scomparire il loro mondo. Filastrocche popolari che si intrecciano con storie sbagliate e con francescani consci (e felici) di quello che non hanno. La commozione per il dolore di uno zio morto in battaglia che sgorga nella gioia e nei colori di un “cielo d’ Irlanda”. “E le immagini si perdono, fermarle non saprei”.
Bubola non è l’ultimo popolare vincitore di un qualche talent show, non è l’ improvvisato e tronfio poeta del momento e neppure un menestrello da stadio. E’ uno che, se lo desideri, chitarra in mano, ti accompagna per un pezzo di strada. Non pretende di insegnarti nulla ma risveglia in te il desiderio di metterti alla ricerca. Il mestiere dei poeti. Il detto e il non detto al servizio del vero e, quindi, del bello.
Si sa che quando passa un poeta non rimane spazio per l’indifferenza. Circa 150 cercatori, infatti, si sono messi in viaggio anche da lontano e hanno lasciato che i volti, i luoghi, i sentieri e i misteri delle liriche di Massimo Bubola accarezzassero i loro “cuori ribelli”.
Riccardo Campaner
è un grazie commosso il mio per queste tue parole. non potevi esprimere meglio quello che sento dentro da venerdì, giornata incredibile, vero e proprio privilegio. Perchè la Bellezza, se vera, è rivoluzionaria. In alto i cuori Richi!
“Porto negli occhi i tuoi occhi e nel sorriso il tuo sorriso,porto nei sogni i tuoi sogni,non dovevi lasciarmi così”.Pura BELLEZZA ,grazie Massimo
Serata magica, memorabile..che conferma una cosa e cioe’ che la bellezza ha un vantaggio sulla bruttezza: dura.
In alto i cuori, Massimo !