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Benvenuti nella Terza Repubblica (II parte)

Risultati Primarie

La coalizione di centrosinistra, e in particolare il PD – è abbastanza scontato -, sono i grandi sconfitti di questa tornata elettorale che avrebbero dovuto stravincere, almeno secondo i sondaggi post primarie. Il PD ha perso quasi 4 milioni di voti rispetto al bottino raccolto nel 2008 dal vituperato Walter Veltroni – chi scrive ha sempre pensato che quei 12 milioni e mezzo di voti, presi in piena crisi di credibilità da seconda caduta di governo Prodi per “fuoco amico” in pochi anni, fossero un miracolo -, ha lasciato a Grillo le azioni di maggioranza e, a tratti, persino tutto il pacchetto azionario su molti temi cari alla base del partito (che è ovviamente quella del PCI, PDS, DS o qualcuno pensa ancora che una parte rilevante della base del PD venga dai petali di una Margherita?). È sembrato totalmente inadeguato il tentativo di andare a prendersi i voti dei delusi da Berlusconi, anzi, con una campagna elettorale tra le più rinunciatarie e giocate in difesa della storia Repubblicana, sembra non averci neppure provato regalandoli a Grillo, come già detto, o all’astensione.

Sono molte le colpe del PD che starle ad analizzare sembra davvero impietoso: molti rimproverano a Pierluigi Bersani l’appoggio al governo tecnico, ma, a mio avviso, la situazione d’emergenza esplosa in tutta la sua gravità sul finire del 2011, non avrebbe permesso un ricorso alle urne; ciò non toglie che è sembrata debole e inefficace la spiegazione delle motivazioni di quella scelta, prima di tutto alla propria base politica e all’opinione pubblica che, in larga parte, complice l’impopolarità di Monti, continua a pensare che il PD avrebbe dovuto avere maggior coraggio, pretendere le urne subito e stravincere le elezioni un anno fa. È altresì crudele ma doveroso ricordare oggi il Grillo respinto con sdegno e dileggio nel 2009 quando avrebbe voluto candidarsi alle primarie del PD; certo, non le avrebbe vinte, ma il fatto di avervi partecipato gli avrebbe forse tolto quella forza propulsiva che lo ha portato ad essere il primo partito alla Camera perché non avrebbe oggi potuto rivendicare un ruolo da anti-sistema e, soprattutto, avrebbe fatto molto bene al partito riconoscere che alcune delle istanze “grilline” avevano cittadinanza tra i propri iscritti, pesarla, tenerne conto e, perché no, farne tesoro.

Si parla ancora della legge elettorale-porcata di Calderoli e non si capisce perché, da fine 2011, lo stesso Partito Democratico non abbia intrapreso alcuna battaglia impuntandosi tenacemente per cambiarla, visto che quello era uno dei pochi obiettivi che la politica, assieme alla riduzione dei propri costi, si era data durante i mesi di governo tecnico. La brutta impressione che rimane addosso è che il PD pensasse di vincere lo stesso e che un ultimo giro elettorale a listino semi bloccato, nonostante la lodevole iniziativa delle primarie parlamentari, fosse una tentazione troppo grande anche per il centrosinistra. Adesso il conto di questa ennesima ignavia – più o meno colpevole, remember conflitto d’interessi? – è molto salato visto che, in ogni modo, il vincitore di queste elezioni, in altri paesi, con leggi elettorali “normali”- e probabilmente con un bicameralismo meno perfetto del nostro -, sarebbe stata la coalizione di centrosinistra: anche se per pochi voti avrebbe avuto piena legittimità e potere di governare.

Si è detto molto riguardo l’incapacità dell’andare a intercettare voti altrui, anzi, proprio chi aveva questa capacità è stato messo all’indice  quel Matteo Renzi tanto rimpianto e che rappresenta la più grossa occasione perduta dal centrosinistra italiano dal dopoguerra. Con il Sindaco di Firenze candidato premier il PD avrebbe conosciuto l’ebbrezza di una vittoria schiacciante e indiscutibile; invece che approfittarne, l’establishment del Partito Democratico ha preferito modificare il regolamento delle Primarie che avevano eletto Prodi e Veltroni aggiungendo paletti e vincoli di modo da imbrigliare l’ondata Renziana. Questo è il fatto: primarie “finte” producono leader deboli, è così difficile da capire? L’impressione è che, piuttosto che riconnettersi con la propria epoca, vi sia stata la presunzione di rimanere uguali a se stessi, ai vecchi linguaggi, a slogan, superati, ancorati a convinzioni immutabili, buone e legittime magari negli anni ’70 – ‘80 del secolo scorso ma fuori tempo adesso, oggi. Il PD non può pretendere di vincere in Lombardia e Veneto, scegliendo un responsabile economico come Stefano Fassina, lasciandosi sfuggire senza rimpianti Pietro Ichino o parlando ai giovani al primo voto (non si ha il dato ma tra i nuovi votanti immagino il Movimento 5 stelle all’80%) di valori e con codici di comunicazione da Festa dell’Unità. Il tutto detto con massimo rispetto.

Paradossalmente, come si vede dalla foto allegata che fotografa i risultati delle primarie (scattata a Lucignano, un paese della campagna aretina), è proprio nelle regioni “rosse”, quelle da sempre governate da un centrosinistra che in quelle zone è di fatto establishment, che si è percepita forte e chiara la necessità di una discontinuità. In tutte le altre zone di Italia, invece, i militanti del PD sembrano aver preferito il vecchio schema anche a rischio di un risultato meno brillante, puntualmente arrivato, piuttosto che una sfolgorante vittoria che però li avrebbe messi di fronte alle proprie sfide e contraddizioni su temi come ad esempio lavoro, impresa e legami a doppio filo con un sindacato sempre più scollegato dalla realtà delle imprese e dalle nuove istanze della società italiana.

Monti, ammetto di scriverlo con dispiacere, sembra aver sbagliato tutto dalla conferenza stampa di Natale in poi. A parere di chi scrive, l’ex premier avrebbe dovuto presentare la propria agenda programmatica e sparire, sarebbe venuto buono già oggi o come Presidente della Repubblica – lo aveva scritto in fronte – o da Presidente del Consiglio di un nuovo governo di salute pubblica. In campagna elettorale è sembrato fuori luogo: come un primo della classe costretto a ballare durante la festa di fine anno è tornato a volte goffamente sui suoi passi, ha tentato qualche tardiva promessa sconfessandosi, è finito in TV ad adottare un cane e soprattutto si è alleato, lui, Professore, Rettore e Presidente della Bocconi, con Fini e Casini, due campioni dello statalismo e dell’assistenzialismo; aver capito l’errore e non averci nemmeno fatto una foto insieme non è bastato. Chi scrive lo considerava una risorsa per il paese e la paura è che la sua credibilità almeno all’interno dei confini patri ne esca compromessa.

Ingroia? Compri casa in Guatemala, metta radici e ci rimanga.

Oscar Giannino? Peccato, ma anche senza l’incidente laurea penso che il 4% alla Camera fosse un miraggio; è triste, ma soprattutto in una campagna elettorale ritornata di colpo allo scontro tra fazioni, parlare del e nel merito e con competenza al di fuori della propria nicchia si è rivelato forse più un handicap che, appunto, un merito.

Gli ultimi sconfitti si sono dimostrati i sondaggi, spero non si vedano più Instant Poll, inqualificabili. Ma persino le proiezioni, almeno fino alla quarta – quindi fino alle 18 del pomeriggio -, si sono dimostrate totalmente inaffidabili quando sarebbe bastata una semplice inferenza statistica sui primi dati reali per capire che il centrodestra non poteva avere 3 punti di vantaggio sul centrosinistra al Senato. Sarebbe opportuno rivedere giudizio di affidabilità dei sondaggi, sballati anche quelli pre-elettorali che giravano su siti esteri negli ultimi giorni.

Di Grillo non si è parlato, o meglio, ne ho parlato lungo tutto l’articolo: molti dei voti confluiti su Grillo, i partiti tradizionali se li sono prima di tutto persi. Certo non è tutto qui, il risultato clamoroso è dovuto ad un lavoro che parte da lontano, sulla rete e nei teatri (senza vantare doti da veggente, avevo visto un suo spettacolo nel 2004 e confesso che all’epoca pensai che se si fosse candidato avrebbe potuto avere un successo clamoroso), grazie alla capacità di intercettare e incanalare la rabbia approfittando della crisi di rappresentanza dei partiti tradizionali, soprattutto su giovani e fasce più deboli della popolazione quelle su cui la crisi ha morso e morde di più.

Diventiamo il Parlamento più giovane, aumentano le donne ma non penso che tutto ciò possa durare a lungo. Sono di poche ore fa le frasi di Grillo su Bersani: “morto che cammina” e il proposito del Movimento 5 Stelle di votare misura per misura poco si sposa ad esempio con il passaggio costituzionale della prima fiducia che va concessa al Governo di fronte alle camere e che Grillo non sembra disposto a concedere. Sarà molto interessante vedere come Grillo si comporterà nei prossimi giorni proprio su questo punto, paradossalmente rischia di essere il reale penalizzato da questa situazione di ingovernabilità e va dato atto a Bersani di averlo messo all’angolo con l’apertura ad un’intesa.

Sarebbe convenuto, infatti, al Movimento 5 Stelle avere un governo in carica almeno per qualche tempo così da poter continuare a conservare la maschera dagli estranei al sistema che in maniera coerente non danno fiduce a nessuno e votano solo ed esclusivamente quello che condividono. La responsabilità dell’essere primo partito Italiano – suona davvero incredibile – invece esige immediatamente il suo tributo e il Movimento si trova subito di fronte ad un delicato bivio: conservare il mantello bianco o sporcarsi subito le mani con una scelta di responsabilità come una fiducia a scatola chiusa per dare un governo al paese? Qualunque sarà la decisione finale questa scelta comporterà la prima, vera e potenzialmente pesante, perdita di verginità del M5S, dopo la quale potranno essere tacciati dalla frangia integralista dei propri sostenitori come neo-inciucisti o dalla frangia meno estrema e da buona parte del paese come irresponsabili e immaturi.  Questo a meno che non si verifichi un tentativo di governo di coalizione PD/PDL, magari a guida Amato o Passera che provasse a durare, che non solo toglierebbe il M5S dall’impasse di essere, appunto, subito severamente “stanato”, ma consegnerebbe, tra massimo 24 mesi, una vittoria a Grillo a quel punto assoluta. Forse che il comico genovese con il no plateale di oggi provi a disegnare esattamente questo scenario?

L’unica strada adesso sembra un Governo di scopo che si occupi di legge elettorale e di offrire quel minimo di stabilità che ci consenta di tranquillizzare i mercati – l’incertezza si paga – per tornare a votare al più presto. E che a quel punto che i candidati siano Grillo – inevitabile -, Matteo Renzi e per il Pdl il candidato che uscirà dalle primarie, sempre ammesso che stavolta qualcuno riesca a farle.

 Luca Bartolini – Twitter: @BartoliniLuca

Fonti: Renato Mannheimer, Corriere della Sera
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Discussione

5 pensieri su “Benvenuti nella Terza Repubblica (II parte)

  1. Ciao Luca,
    è bello vedere che, nonostante tutto, c’è ancora voglia di discutere della nostra politica – ad a così poche ore dal voto.
    Devo però essere sincero e farti 3 appunti sul (doppio) post. A mio avviso è troppo lungo, i pensieri ed i commenti troppo diluiti. Un peccato, perché affatica il lettore. Inoltre alcuni passaggio sono un po’ ostici, tanto che sembra sia mancata una rilettura con qualche necessaria correzione. Ma soprattutto, a mio avviso, troppe volte si ha l’impressione di leggere pensieri personali e non analisi (potenzialmente) oggettive. Alla fine, questo approccio non paga il lettore, perché non riesce a convincersi dei contenuti. Per citarne una: la vittoria scontata e assoluta in caso si fosse presentato Renzi.
    Troppo facile e poco convincente tirarlo fuori ora.
    Comunque grazie ancora e buona continuazione.

    Pubblicato da Stef | 28 febbraio 2013, 01:42
  2. Ciao Stef, comincio da una cosa che non mi piace proprio: argomento Renzi. Non ci conosciamo quindi non posso giocarmi la carta del “l’ho sempre pensata esattamente così” però non mi conosci nemmeno tu, mentre con la tua affermazione dai per scontato che io sostenga le tesi dell’articolo solo adesso per convenienza e questo per usare un eufemismo, non è onesto.
    Per quello che significa io l’ho sempre pensata così, ho votato di conseguenza alle primarie, purtroppo non è bastato e per il PD è stato il più grosso suicidio dal dopo guerra in poi, non so che altro dirti. Va dato atto a Bersani di averle volute le primarie, non ha avuto il coraggio di rinunciare a paletti e vincoli inutili, per cui la percezione generale (mia figurati dell’uomo della strada lontano dal PD) è che Renzi sia stato ostacolato, questi sono errori colossali prima di tutto vanno a scapito di chi vince perché rischia di essere sempre un eterno non pienamente legittimato.
    Perché sono state cambiate le regole rispetto alle elezioni di Prodi e Veltroni? E non rispondermi che l’unica regola cambiata è stata quella che ha permesso a Renzi di correre per favore.

    Chiarito questo non sono un giornalista, faccio altro nella vita quindi certo ci sono opinioni personali dentro, quale commentatore conosci che riesca a farne a meno? Almeno in un blog meglio una sana opinione che un’ipocrita analisi oggettiva me lo concedi? Considerata la mia posizione non mi sono nemmeno posto il problema di non darli a vedere penso però che non sia vero che questo non paghi il lettore che anzi può decidere cosa, quanto e in che misura condividere. Riesci a farlo con tutte le analisi (spesso fintamente) oggettive? Anzi se qualcuno non la pensa come me e mi convince del contrario dispostissimo a cambiare idea, certo a patto che venga argomentata, su Renzi non l’hai fatto e scusa non riesci a farmela vedere diversamente.

    Sul resto hai perfettamente ragione, è troppo lungo. Parafrasando qualcuno prima di te potrei chiedere scusa ma non avevo tempo di scriverla breve. La gentile proposta di scrivere un’analisi da parte di chi gestisce questo blog e la volontà di fermare subito pensieri ed opinioni prima che la cronaca le costringesse a nuove evoluzioni mi ha spinto a privilegiare sostanza piuttosto che forma. Se vuoi una forma vagamente egoista di scrittura ammetto, spero l’articolo non ne risenta troppo.

    Pubblicato da Luca Bartolini | 28 febbraio 2013, 11:28
  3. Ciao Luca e grazie per la risposta al mio commento – così mi piace.
    Intanto mi scuso per la forma del mio commento, scritto tardi la notte e decisamente non brillante. Ma andiamo subito alla sostanza.
    Non giudicavo il tuo atteggiamento verso Renzi. Appunto non ti conosco e non posso sapere. Mi riferivo a certi toni del tuo post in cui sembri dare per scontate certe conclusioni o scenari – che invece non potremo mai verificare. In questo non mi convinci, su Renzi. Aggiungo una nota, anche se secondo me non dovrebbe contare: ho sostenuto anche io Renzi e condivido che avrebbe avuto possibilità migliori di Bersani. Ma qua mi fermo sull’argomento.
    Altro tema che mi sta molto a cuore è l’oggettività. Non si può essere oggettivi, lo credo anche io e penso che chi si vanta di esserlo è molto probabilmente solo un mediocre spacciatore di fuffa. No, meglio essere chiari e trasparenti sulle proprie scelte – ma quello che può e che dovrebbe essere, anche in un semplice blog, più oggettivo possibile, è il metodo, l’approccio all’analisi, la grammatica e la logica dell’argomento che si sostiene. Per questo mi piace un giornalista come Sofri, e leggo spesso la stampa estera, in particolare anglosassone. Poi chiaro, non siamo giornalisti e non sono infallibili neanche gli yankee – però nel tuo post ho avuto l’impressione per tutta la lunghezza che non volessi proprio contenere i tuoi umori post urne.
    Chiudo qua, almeno per oggi. Poi se vuoi discutiamo di Renzi, di PD e del perché, secondo me, il fenomeno Grillo avrà vita più lunga di quanto vogliamo credere (o sperare) oggi.
    ‘ Notte

    Pubblicato da Stef | 1 marzo 2013, 00:54
  4. Ciao Stef, grazie a te. In effetti come già ricordato nell’altro commento è stata una stesura abbastanza di pancia privilegiando più velocità che la forma.

    Continuo a pensare che Grillo sia in un vicolo cieco (o si compromette o si dimostra irresponsabile). Fortuna per lui non potranno passare molti giorni senza che venga formalizzata una collaborazione PD-PDL su una piattaforma programmatica che duri da qui ai prossimi due anni (ancora a guida Monti?), che lo metterà nella situazione comoda che avrebbe voluto.

    Se avevo bisogno però di dimostrazioni sulla “qualità” del movimento di Grillo le ho avute in questi giorni, usando un eufemismo una condotta non da primo partito italiano. Con tutto il rispetto per la disperazione e la rabbia (legittima), speriamo che gli Italiani abbiano capito che votare non è mai uno scherzo ne un gioco e che non se ne paghi troppo il fio.
    Segnalo l’editoriale di Ferruccio de Bortoli, lui si un Giornalista 🙂 https://apps.facebook.com/corrieresocial/editoriali/13_marzo_03/una-nazione-allo-specchio-ferruccio-de-bortoli_56aaca44-83c4-11e2-9582-bc92fde137a8.shtml

    Pubblicato da Luca Bartolini | 3 marzo 2013, 20:28

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