Bizzarone. Giovedì 1 dicembre 2011 nella Sala Consiliare si è tenuto un incontro sul PII Centro sportivo – Centro Le Ginestre, con la partecipazione della dott.ssa Lang, presidente della sezione di Como di Italia Nostra. La serata è stata promossa dal gruppo di minoranza Progetto Bizzarone, nell’ambito di una serie di azioni rivolte ad informare e sensibilizzare i cittadini circa il progetto.
Per gli approfondimenti sul tema rimando a questo sito, ottimo per chiarezza e completezza.
Riporto invece qui alcune riflessioni raccolte a Bizzarone, declinabili a molte situazioni analoghe che coinvolgono i paesi del nostro territorio (da Como a Moltrasio, Blevio e Laglio solo per citarne alcuni).
Nuove costruzioni = paese migliore: Per la maggior parte degli attuali amministratori comunali la qualità della vita e il benessere dei cittadini si ottengono favorendo l’edificazione di nuove costruzioni e il conseguente pagamento degli oneri. Anche ammettendo che è utile costruire, i dati smentiscono questa affermazione, è fondamentale che le risorse vengano investite in opere che innalzino la qualità della vita degli abitanti e non a convenienza dell’operatore privato. In molte occasioni questo non avviene.
L’ingordigia è segno di povertà: Chi sceglie di vivere a Bizzarone lo fa, nella maggior parte dei casi, perché offre la tranquillità dei piccoli centri unito alla presenza di grandi aree verdi (boschi e campagne) e alla posizione strategica per chi lavora in Svizzera. Chi è deputato a scegliere il futuro del proprio paese, ha la responsabilità di farlo scegliendo vie organiche alla sua comunità storica, al tessuto del paese, alle caratteristiche del paese. Interventi fuori scala e di grande impatto sulla comunità mettono a rischio l’identità di un luogo, i suoi valori materiali e immateriali (il valore delle case, la bellezza del paesaggio, l’assenza di traffico e inquinamento).
Siamo sicuri che interventi di questo tipo siano scelte strategiche per una comunità?
Sono certo che investire sul recupero del centro storico, sulla realizzazione di una piazza del paese e dei marciapiedi a servizio delle scuole risponda maggiormente alle esigenze dei cittadini.
Costruire è male? Rifiuto a priori l’idea che non fare sia meglio che fare. La differenza si gioca sulle capacità di chi propone e sulle qualità di chi decide e guida le scelte. In genere chi decide per una comunità chiuso in una stanza e sordo alle richieste perde l’occasione di far crescere le persone attorno a lui. Certo corre il rischio di dover cambiare idea.
Tanto non si può fare nulla: Spesso dagli incontri come quello di ieri sera si esce con una forte sensazione di impotenza. La domanda riccorrente è “a questo punto, cosa possiamo fare?” Ricordando che partecipare e vigilare come cittadini è un dovere al pari del dovere dell’Amministrazione di informare e coinvolgere, di cose da fare ce ne sono almeno due, e tutte e due percorribili.
- La prima, la più importante, è incontrare la gente per strada e in casa. E’ necessario far diventare il tema importante e urgente, curando di evitare gli atteggiamenti da tifoso. Essere infettivi, contagiosi e al tempo aperti e positivi. Il resto sono chiacchiere da bar che non portano cambiamenti ma solo frustrazione.
- La seconda, a volte necessaria, è adire a vie legali. Spesso rimane l’unica azione concreta per poter intervenire. Suona come una sconfitta in partenza perché si delega ad altri un intervento che a minor costo, anche economico, poteva essere fatto in tempo direttamente dalle persone.
In conclusione, serate come quella di ieri affermano che oggi non possiamo più affidarci alla semplice delega agli eletti ma ci è richiesto di ritrovare il senso di essere una comunità che sa confrontarsi e sa orientare le scelte.
Aggiungerei al punto 1
…essere aperti, positivi e PROPOSITIVI…
E come punto 3
Utilizzare le consultazioni elettorali per promuovere o bocciare la gestione della cosa pubblica: spesso votiamo questo o quello sulla base di promesse (chiamate anche “programmi elettorali”), dimenticandoci poi di valutarne l’adempimento alla scadenza del mandato!
Spunti interessanti (e discorso molto più ampio) nel testo SONO SOLDI BEN SPESI? (http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002470-351.html)in cui Alberto Martini e Ugo Trivellato sostengono la necessità di un diffuso e trasparente meccanismo di valutazione degli effetti delle politiche, per determinare se un’azione sia stata capace di modificare la situazione preesistente nella direzione voluta, allo scopo di decidere se replicarla – eventualmente espanderla – o modificarla o abolirla. Banale? Forse, ma non scontato e senz’altro poco diffuso. Come favorire l’adozione di questa “buona pratica”: a parte il miglioramento delle istituzioni e del loro funzionamento, gli autori sottolineano il ruolo di una stampa e di think tank (serbatoi di pensiero) liberi e indipendenti, capaci di mobilitare l’opinione pubblica e di alzare il costo politico del malgoverno.