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Di Berlusconi, di Monti e di tutto il resto.

La crisi non è della politica: è del Paese. Non di Berlusconi, ma di ogni italiano.

Così come le soluzioni per il futuro non riguardano Monti; richiedono l’impegno di tutti.

Parlare di crisi, governo tecnico, economia, spread e mercati, diventa quasi un bisogno impellente per ogni persona attenta al grande palcoscenico politico. Esternare il proprio pensiero sulle vere o presunte capacità del Professor Monti di riprendere in mano le redini dell’Italia è forse un modo molto barocco per esorcizzare il vuoto, per tacere quella terribile mancanza di guida che pochi hanno avuto il coraggio di rimarcare in questo momento storico della vita del nostro Paese.

Questa drammatica situazione ci spinge coscientemente a restare fuori dalla disputa Monti-sì o Monti-no, perché il vero problema è un altro. Certo, il dubbio sulla scelta di questo medico per guarire il malato Italia è venuto anche a noi. Scelto da chi? Scelto in che modo? Perché? Noi abbiamo percepito qualcosa di strano nelle affermazioni: “ce lo chiedono i mercati, i partner internazionali, la Bce”. Suona strano il fatto che torni di moda il tanto vituperato principio di autorità, secondo cui un’azione è buona non in sé ma per il fatto che viene richiesta e portata avanti da un non meglio identificato gruppo portatore di interessi.

Principio di autorità che nulla ha a che vedere con il vero problema che vogliamo sottolineare: il vuoto politico e democratico. Ma visto che il fallimento della democrazia italiana, incapace di esprimere una classe politica all’altezza della sua storia, è sotto gli occhi di tutti, è tempo di iniziare ad affrontarlo senza ulteriori riserve.

L’Italia è un paese dove “700mila persone in Campania vivono grazie ai pacchi alimentari dell’Unione Europea”. In alcune zone “il 50% degli studenti lasciano gli studi dopo la terza media, prima di aver compiuto il ciclo dell’obbligo”. Dove “persino la Camorra è in crisi, tanto che migliaia di famiglie dei detenuti del crimine organizzato non ricevono più i sussidi che la Camorra garantiva ai famigliari dei propri affiliati finiti in carcere” (Presa Diretta).

E’ ora di guardare in faccia la realtà. Le colpe e le responsabilità non riguardano sempre gli altri, i poteri deboli o i poteri forti, i Berlusconi o i Bersani, i Draghi o i Monti. “Mai un popolo s’è dato fino a questo punto dell’incapace a governarsi, mai ha espresso un simile disprezzo – purtroppo ben giustificato – per se stesso, oltre che per i politici che s’è scelto lui” – le parole laceranti di un noto giornalista italiano, pochi giorni fa, non permettono vie di fuga.

Torniamo a chiederci quale è la mia responsabilità, quale il mio ruolo in questo sfacelo politico e democratico. Solo alla luce di questa domanda, che implica uno schietto esame di coscienza personale, solo tentando una risposta sincera a questo interrogativo, potremo iniziare a ricostruire insieme, per noi e per le generazioni che verranno, nuove possibilità di vita buona, di vita felice.

VoCi è la nostra dimostrazione di responsabilità: il nostro impegno nell’essere sentinelle della società, incubatori di idee ed esploratori di buona politica. Per chi ha a cuore lo sviluppo vero del nostro Paese e non si arrende alla logica del banale lamento, le porte sono aperte per camminare avanti, cercando la via, suggerendola a chi segue.

Discussione

3 pensieri su “Di Berlusconi, di Monti e di tutto il resto.

  1. Tanto per cominciare, io sarei molto cauto nel parlare di “fine di un’epoca”. Dal Caimano mi aspetto altri colpi di coda.
    Certo, ormai l’età avanza anche per lui (con buona pace dei suoi chirurghi estetici). Magari non siederà di nuovo a Palazzo Chigi, ma di sicuro non si ritirerà dalla scena politica: piazzerà Alfano come candidato premier (dopo il capocomico, la spalla) oppure tenterà la scalata al Quirinale. Uno così non si da per vinto.

    Venendo ora all’argomento del post, le due cose sono a mio avviso strettamente collegate.
    Come il fascismo è sopravvissuto a Mussolini, così il berlusconismo sopravviverà a Berlusconi.

    Il Cavaliere è infatti riuscito a creare un’ideologia (o una parvenza di pensiero) che trova le sue radici nella storia più antica di questo Paese: insofferenza verso leggi e regole, servilismo verso il potente di turno, culto dell’uomo forte, gestione privata della cosa pubblica, menzogna e scaltrezza elevate a virtù sovrane, populismo e doppiogiochismo alla massima potenza.

    E per quanto riguarda Mario Monti…beh, preferisco aspettare. Per adesso mi limito a dire che, oltre all’età media dei papabili ministri (circa mille anni a cranio), rimango scettico sul fatto che a governare un Paese in crisi sia chiamato una persona che proviene da un ambiente che ha causato la crisi (o per lo meno, gli ha dato man forte).

    Pubblicato da Base | 14 novembre 2011, 23:22
  2. Sono perfettamente d’accordo. Grazie per il messaggio. Ritengo anch’io che Monti è la pezza per coprire un buco politico e quindi dalla società stessa.
    La realtà è complessa, nel nostro paese ci sono gruppi sociali che perseguono con “violenza” i loro interessi particolari , quasi “settari”, in sfregio ad ideali di bene comune e stato.
    La nostra è una società esclusiva, non inclusiva. Probabilmente all’origine di questa impostazione mentale dell’italiano medio vi è l’idea distorta del concetto di famiglia. Sotto tale profilo i rapporti personali e la logica do ut des diventano l’unica cosa rilevante.
    In fin dei conti i personaggi pubblici recependo il sentimento popolare di cambiamento oggi utilizzano l’espressione “largo ai giovani”, con ciò non si fa altro che intercettare la sensazione diffusa di necessità di mutamento. Tale arduo compito però si pretende siano “altri” a farlo.
    La questione non è se, o quando, ci sarà il cambiamento, ma piuttosto quanto acerrima sarà la resistenza dei gruppi privilegiati. Invero, si tratterà di una “lotta all’ultimo sangue”? Ovvero vi sarà spazio per la consapevolezza dei c.d gruppi forti della necessità di dover contribuire all’eguaglianza per il bene dell’Italia?
    La risposta che i gruppi privilegiati daranno a queste domande determinerà le sorti del nostro paese.
    Del resto, nell’immediato non ci resta che attendere. Per il futuro? ciascuno di noi potrebbe, se entrasse a far parte in un c.d. gruppo privilegiato, apportare in esso ragionevolezza, onestà, elasticità mentale, fiducia, secondo le qualità di ciascuno, e che sembrano in questi mancare.
    Qualità di ciascuno che si affinano con la circolazione di idee, come questa occasione.

    Fiducioso per il futuro, comunque, un saluto!

    Paolo

    Pubblicato da paolo | 20 novembre 2011, 16:19
  3. “La questione non è se, o quando, ci sarà il cambiamento, ma piuttosto quanto acerrima sarà la resistenza dei gruppi privilegiati”. Già si intravedono trincee. Sentinella, quanto durerà ancora la notte? Grazie Paolo per la sottolineatura

    Pubblicato da Stefano | 20 novembre 2011, 17:39

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